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Un sogno che non è un sogno

Aperto da Lightning, 4 Febbraio 2016, 09:05:04

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Lightning

Ormai è passato un bel po' di tempo dalla prima uscita di Avatar al cinema... e c'erano molti motivi per andare a vederlo: il lancio del 3D, un regista esperto, il focus sulla vita Na'vi, la nuova tecnologia di pilotare, attenzione, addirittura pilotare un avatar! Non bisogna mai tralasciare l'appello della fantascienza, che vanta ancora come fedeli, coloro che dopo aver iniziato a sognare con Star Trek non si sono più accontentati della Terra... Forse è qualcosa di così semplice, che ora non lo ricordate più... ma sono certa che eravate insieme ad i vostri amici e che, prima di tutto, non volevate sprecare il biglietto per andare a vedere un film dozzinale.

Così, se siete tornati qui e state leggendo quest'articolo, ormai avrete capito che ciò che vi ha colpito di più è stato il sogno che non è un sogno. Un'avventura finita quando Jake ha chiuso gli occhi ed iniziata quando l'avatar li ha aperti, ma cos'è un Avatar? Quanto è irreale ciò che sente e quanto è vero ciò che prova? Pochi giorni e Jake capisce di essere rinato, perché l'uomo è ciò che è dentro... quel piccolo potenziale che si manifesta nelle occasioni della vita, più comunemente detto carattere. Mettete un uomo in difficoltà e vedrete con quanta fatica perdona le cattiverie ed ignora l'odio, ma date a quello stesso uomo un po' di calore e vedrete davvero chi è.

Nessuno ci aveva parlato di quel sogno, non sapevamo che ci avrebbe travolti. Quasi nessuno, penso, era preparato a restare affascinato dalla sinfonia della storia, che con semplicità ha unito temi controversi e toccanti, forse noti, ma mai ascoltati. Il sogno che non è un sogno. Fuori dal cinema, abbiamo iniziato a notare i fiori, ci è tornata voglia di andare in campeggio.. e per una volta i nostri amici ci sono bastati, ma ora vorremmo vedere il sequel... perché in qualche modo stiamo tornando alla realtà. E quel che vediamo non ci piace. Abbiamo tanti amici che su facebook si limitano a guardare. Vediamo per strada gruppi di ragazzi vestiti uguali, a volte persino dello stesso colore. Ci accorgiamo che la società che stavamo lasciando alle spalle, non ci ha mai abbandonato, ma è sempre stata vicina, addirittura infiltrandosi tra i nostri amici ed a questo punto non possiamo più ignorarla.

La chiamata è giunta anche per noi, il mondo non è più responsabilità di "altri", ma nostra. Avatar ci ha fatto vedere cose che avevamo dimenticato o che non sapevamo esprimere.. ed adesso che iniziano a mancarci, non dobbiamo limitarci soltanto ad aspettare. In qualche modo, dobbiamo ricreare anche noi questo sogno che non è un sogno, ma è realtà.

E' facile parlare di politica internazionale, quando nel piccolo si lasciano gli animali alla mercé delle macchine, che tanto "ci si pensa dopo" e magari in qualche cassetto c'è ancora la bandiera della pace, da attaccare al balcone. Facile criticare il razzismo, quando si vive in un gruppo chiuso da anni a facce nuove. Facile puntare il dito contro la tv, ignorando che se la nostra vita finisse in un talk show potremmo tranquillamente puntare il dito contro noi stessi con la stessa grinta. E' facile, anzi, semplice non pensare.

Non vivremo mai tra piante blu e le nostre montagne non voleranno mai... ma possiamo ricreare quel sogno, ci basta diventare il cambiamento che vogliamo vedere negli altri. Jake si è arruolato perché un uomo con due gambe lo avrebbe saputo fare... ma ha finito col salvare un mondo intero, perché era ciò che voleva fare lui. Per troppo tempo il rancore ha guidato gli uomini, che nel silenzio e nella paura hanno messo in piedi una società così... creiamo una piccola onda e lasciamo che si propaghi, creandone altre. Un detto europeo dice che la guerra fredda sia iniziata perché un uomo a colazione si sia visto negare i biscotti.
Il suo amore è pieno di odio, Il suo odio è pieno d'amore. Questo è arrivata a sapere, dopo aver camminato nella nebbia, dietro un fantasma che chiamava bene e salute. Le tocca lasciare la rassegnazione, la pazienza. Le tocca restare qui, fuori dell'io e del tu, in una ressa di parole, tutte da districare, da farne cose e gesti.
Nemmeno un istante può fermarsi.