Recensione di Suikoden 2
Ambientato 3 anni dopo rispetto al suo predecessore,
Suikoden 2 si presenta al pubblico con una breve introduzione sul
libretto d’istruzioni e attraverso una fuga verso il destino. Ma andiamo
con ordine: l’eroe e Jowy sono due grandissimi amici e compagni
impegnati a servire l’impero di Highland. Una notte come tante,
all’accampamento, i ragazzi non riescono a prendere sonno considerando
il fatto che il giorno successivo avrebbero potuto, finalmente, tornare
al loro amato villaggio dalla dolce, ma allo stesso tempo, vivace
Nanami, la sorella adottiva dell’eroe che, simpaticamentente, la chiama
“Sorellina”. Quella serata pare non terminare mai, ma, come ogni sogno
che finisce con la realtà, anche i due giovani realizzeranno presto ciò
che li attende: un attacco a sorpresa! Chi sarà mai? E perchè proprio in
quella occasione? Il capitano Rowd da ordini ben precisi di fuggire il
più lontano possibile, passando dal sentiero nel bosco e specificando
con grande stupore di tutti che è Confederazione di Jouston, la quale,
paradossalmente, aveva firmato un trattato di pace con Highland, ad
aver provocato l’incendio che divampava nell’accampamento e che aveva
distrutto e portato via numerse vite umane. Tuttavia Jowy si rifiuta di
passare per il piccolo sentiero temendo un attacco a sorpresa; così i
due protagonisti, braccati proprio nel loro ultimo giorno di leva, si
ritrovano in un vicolo cieco fra le rocce impervie della montagna e le
correnti torrenziali di una cascata. E sarà proprio lì che sia Jowy che
l’eroe scopriranno come stanno realmente le cose: Highland, infatti, ha
creato un falso attacco a sopresa per avere il pretesto di dichiarare
guerra alla confederazione e tutto questo grazie alla collaborazione
dell’arrivista capitano Rowd. Ai due non resta che fuggire gettandosi
fra quelle poco amichevoli acque non prima di essersi fatti una promessa
solenne ai piedi di quelle rocce: se per caso le loro strade fossero
state separate per qualche strana ragione da quelle correnti, si
saebbero ritrovati in quello stesso luogo. Paradossalmente gli amici
saranno in grado di incontrarsi di nuovo, ma realizzeranno presto che
non sarà una cascata a separarli, bensì il flusso costante
dell’esistenza. E così si conclude l’introduzione a questo gioco che si
propone di mostrarci come anche senza un nemico che trama per la
distruzione totale del mondo e tremendi superpoteri si può estrapolare
una videnda senza dubbio ancora valida e, da non dimenticare,
estremamente realistica e verosimile se non fosse per quegli elementi
magici costituiti dalle mistiche e talvolta misteriose rune. Rune che
segneranno i corpi dei due protagonisti guidandoli per differenti, ma
non meno difficili vie: la runa della luce e la runa dell’oscurità…
unite, riusciranno a portare un nuovo inizio a quelle terre. Però, quale
sarà questo nuovo inizio?
Come sarà possibile notare proseuendo col gioco, Konami ha relazionato i
due capitoli in moltissimi sensi, ponendo una differenza temporale
veramente irrisoria e lasciando intatti alcuni personaggi nei ruoli che
li avevano definiti precedentemente (Viktor e Flik, i due compari
guerrieri, Templeton il giovane cartografo, Luc il misterioso mago etc
etc..). Anche gli elementi che hanno reso famoso e ben noto il primo
episodio sono rimasti identici, se non fosse per alcuni miglioramenti
apportati, specie nella gestione delle rune e nelle battaglie campali.
La giocabilità si mantiene sui buoni livelli, con alcuni boss un pò
ostici, ma, globalmente possibili da sconfiggere se si ha
l’equipaggiamento e l’esperienza necessaria all’occasione. Per quanto
riguarda il sistema di battaglia occorre fare tre discorsi separati,
tutto ciò perchè Suikoden 2 come il predecessore, ha in sè tre tipi
diversi di battersi:
-Combattimenti casuali: Sono i classici incontri random che avvengono
sia in mappa che in dungenons. Sino a sei personaggi possono
partecipare, tre in prima linea e tre nelle retrovie. Le armi possedute
al momento sono determinanti al posizionamento dei vari guerrieri e
maghi; faccio un rapido esempio: i bastoni sono di raggio M, cioè, medio
e consentono, quindi, di poter colpire l’avversario sia in prima linea
che in retroguardia, contrariamente dalle spade di rggio S cioè short e
quindi piccolo che rendono impossibile agire da lontano. Oltre a ciò,
sono presente le varie combinazioni di attacchi determinate dal grado di
amicizia e conoscienza fra i vari personaggi (Jowy e l’eroe performano
il “buddy attack”, mentre Futch, Luc e Sasuke che sono tre bei ragazzi,
performano il “pretty boys attack”). Talune volte, inoltre, qualcuno può
cadere in uno status di unbalanced che gli rende impossibile agire per
tutto il turno successivo. Non vi sono altre caratteristiche peculiari
di questo sistema di battaglia: si
usano, come al solito, gli oggetti e gli incantesimi per farsi strada fra i nemici più difficili.
-Combattimenti uno contro uno: avvengono in condizioni speciali come ad
esempio, quando si vuole arruolare un certo personaggio o quando lo si
vuole sfidare dimostrandogli che si è più forte. In questa specifica
occasione sono assenti i punti vita, ma è presente una lunga fascia sia
dal tuo lato che da quello dell’avversario che consente di osservare lo
status generale degli sfidanti. Entrambi hanno tre diverse opzioni:
“Attack” “Desperate Attack” e “Defense”. Come nella morra cinese un
attacco è maggiormente efficace sull’altro. Per esempio, l’attacco
usuale provoca danni più limitati, ma non può essere schivato, nemmeno
se in difesa, contrariamente, l’attacco disperato apporta gravissimi
danni, ma è pericoloso in quanto può essere evitato dallo sfidante posto
in difesa e controbattuto senza che si possa evitare il contatto. Per
tale ragione, durante il corso della battaglia l’avversario ti parlerà:
starà alla sensibilità del giocatore scoprire quale sarà la prossima
mossa basandosi unicamente sulle battute appena dette. Se, infatti, lo
sfidante dirà: “meglio stare attenti, sei un tipo forte” è chiaro che
nel prossimo turno si difenderà. Attenzione, però, che sovente le frasi
non sono così decifrabili e, quindi, occorre porre molta attenzione.
-Combattimenti campali: anch’essi avvengono in condizioni speciali e
coinvolgono tutti i personaggi acquisiti fino a quel momento. Se nel
capitolo precedente questi venivano combattuti seguendo lo stesso schema
della battaglia uno contro uno, e cioè, facendo uso del principio della
morra cinese, in questo caso, l’esperienza tattica si fa più corposa e
ci mostra vari reggimenti che possono essere mossi e spostati
all’interno di una determinata zona. Ciascun reggimento ha un
determinato valore di difesa e di attacco che va sempre relazionato a
quello dell’avversario. E’ doveroso rassicurare i meno esperti in giochi
strategici in quanto Konami ha reso possibile una buona giocabilità
anche a coloro i quali non hanno mai brillato in questa tipologia di
combattimenti (come la sottoscritta). Ovviamente alcuni reggimenti, ad
esempio, quelli dei maghi, hanno delle opzioni speciali che gli
permettono di utilizzare le rune di vari elementi, mentre le truppe dei
combattenti rapidi hanno un raggio d’azione enorme. E’
possibile editare ed organizzare i tre componenti leaders di ciascuna
truppa semplicemente parlando con Apple. Se non verranno toccati e
considerati, i reggimenti verranno gestiti in automatico dalla stessa
Apple.
Il gioco non presenta nemmeno una parte recitata se si escludono alcune
canzoni cantate in un italiano “giapponesizzato” che potrebbe non essere
molto gradito ad alcuni giocatori. In compenso il titolo è stato
localizzato interamente nella nostra lingua madre, con una traduzione a
tratti leggermente discutibile ed opinabile, ma globalmente leggibile e
comprensibile.
Per quanto concerne i mini-giochi, essi sono presenti, molteplici e
davvero piacevolissimi (il più divertente è senza dubbio il gioco dei
dadi, presente sia in Suikoden 1 che nel 2, ma ad un livello un pò più
elevato). A compensare la presenza di mini-giochi vi è, però, la totale
assenza di dungenons opzionali e di super-boss che pare non si sposino
molto bene con la filosofia del gioco. L’unica missione alternativa
attende il giocatore che ha avuto la pazienza di concludere
correttamente e con tutti i personaggi il capitolo precedente. Sarà, di
fatti, possibile, arruolare anche il signorino Mc Dohl, dopo aver
concluso con successo la sua sub-quest.
Parlando, invece, di personaggi, c’è da dire cha sarebbe praticamente
impossibile anche solo elencare le caratteristiche di ciascuno di loro,
in quanto sono in totale 108 (sempre che non si considerino le
controparti avversarie e tutti coloro che non appartengono alle così
dette “Stelle del Destino”). Ovviamente tutto ciò preclude una leggera
spersonalizzazione di taluni elementi che rimangono rilevanti unicamente
per il ruolo che svolgono nel quartier generale. Tra l’altro non tutti
gli alleati prteciperanno ai normali combattimenti, ma unicamente alle
guerre. Comunque sia è doveroso sottolineare che, nonstante tutto
questo, permangono in questo titolo taluni personaggi estremamente
carismatici e caratterizzati davvero bene, sia dal lato della
Confederazione che da quello di Highland. I protagonisti, comunque,
rimangono, senza ombra di dubbio, tre:
L’eroe- Può essere nominato come meglio gradisce il giocatore. Ha uno
strano diadema sulla testa che ricorda moltissimo quello di Son Goku,
porta dei vestiti rossi ed una bandana gialla, usa i tonfa ed è molto
equilibrato in battaglia. Caratterialmente non si può parlare molto di
lui dato che le uniche parole che usciranno dalla sua bocca saranno
quelle dettate dalle decisioni del giocatore stesso. Tale tipologia di
protagonista potrebbe risultare un pò retrò dato che veniva impegata ai
tempi dello SNES, ma, in alcune occasioni si ritiene, a mio modesto
avviso, molto opportuna in quanto ci permette di avvicinarci
maggiormente al protagonista ed immedesimarvisi notevolmente.
Nanami- La piccolo “Sorellina”. Un ragazza vivacissima, a volte
violenta, manesca, ed un vero e proprio maschiaccio specie nel periodo
della sua infanzia felice. Sia Nanami che il protagonista sono fratelli
adottivi presi sotto l’ala protettrice di un maestro di arti marziali
che li ha educati a questa disciplina, ma che poi è morto di vecchiaia
abbandonandoli ad una vita abbastanza ostica e a tratti precaria. La
ragazza è estremamente affezionata sia all’eroe che all’amico Jowy e
fungerà numerose volte da collante fra i due.
Jowy Atredeis (traduzione originale: Joey Atredeis)- Appartenente ad una
famiglia decisamente benestante di Kyaro. Da piccolo Jowy era un tipo
decisamente timido e quasi debole; per tale ragione il suo desiderio più
grande era quello di unirsi negli allenamenti del maestro Genkaku,
sperando di poter acquistare abbastanza prestanza fisica per farsi
valere sui teppsitelli della città che finivano inevitabilmente per
prenderlo in giro. Il giovane in questione è, senza dubbio, uno dei
personaggi meglio caratterizzati della serie in quanto ha un
personalissimo modo di vedere le cose e di agire. Ha una notevole
intelligenza tattica ed una spiccata furbizia. Allo stesso tempo, però,
egli alterna dei momenti in cui ci pare un tipo allegro e spensierato,
ed altri nei quali egli si mostra nella sua eterna freddezza, nella sua
chiusura e nel suo individualismo, probabilmente innato.
Jillia Blight- Figlia di Agares Blight e sorella minore di Luca Blight.
Affascinante quanto basta per renderla una straordinaria principessa
legata alla sua giustizia morale, ma lacerata dall’assurda crudeltà e
spietatezza del fratello che, pure con lei, pare un demonio. Nonostante i
suoi pianti, Jillia è uno dei personaggi femminili più dignitosi e
diplomatici del gioco (forse includendo Teresa di Greenhill). La sua
impotenza nel poter cessare la guerra, forse dovuta anche al suo essere
donna, la porterà spesso a soffrire, ma mai a capitolare nella
disperazione.
Luca Blight- Un diavolo nato dalle fiamme? No, semplicemente un essere
umano bramoso di un potere quasi assoluto. Un essere che ha bisogno di
dimostrare la sua superiorità e la sua potenza (che mai è stata resa
così palese in un gioco di ruolo) attraverso atti di violenza gratuita,
guerre e massacri. Standardizzato nella sua spietatezza più nera e
nell’assoluta assenza di un qualche tipo di coscienza, Luca può apparire
inverosimile, ma, allo stesso tempo non possiamo non rimanere allibiti
dalla sua demoniaca brutalità.
Il tema principale di Suikoden 2 è, ovviamente, l’amicizia. Il titolo ci
vuole, infatti, dimostrare che è possibile rimanere fedeli ad una
persona anche se questa ci viene portata via a forza dalle situazioni
avverse e dalla guerra. Il potere politico, quello sociale, quello
economico, nessuno di questi riesce a distruggere questo sentimento che
pare essere soppresso nei momenti più bui, ma alla fine, lotta,
rivaleggia e splende pure sull’amore che ci viene mostrato come una
parentesi nostalgica fra un attimo e l’altro. L’infinità di questo punto
fa roteare una serie si situazioni in cui pare le strade dei due
giovani si riuniscano in speciali occasioni di dolore o di disperazione.
La colonna sonora è superba, una delle migliori che abbia mai potuto
ascoltare. Vi sono alcune parti cantate, ma oltre a ciò tutti i temi
sono assolutamente appropriati alla situazione e molto più
medioevaleggianti di quelli di Final Fantasy stesso. Degni di nota sono
il tema di Greenhill, Luca Blight, Neclord, ma anche moltissimi altri.
Uno dei rarissimi casi in cui consiglio di acquistare anche i cd
realtivi all’OST dato che sono talmente orecchiabili e piacevoli che
possono essere ascoltati anche da coloro i quali non hanno mai toccato o
testato Suikoden 2.
La grafica può, per certi, aspetti, risentire leggermente delle ultime
produzioni. Presenta, infatti, un motore grafico interamente in 2D sia
per quanto riguarda gli sprites che per i fondali. C’è da dire, in ogni
caso, che le animazioni (nei dungenons/villaggi e durante i
combattimenti) sono gestite positivamente, che i paesaggi sono spesso
molto affascinanti e che le città sono caratterizzate molto bene anche
con cambiamenti di vegetazione a seconda del luogo in cui ci si trova.
Infine le mie considerazioni personali. Anche se Suikoden 2 è indietro di qualche passo a colossi come Final Fantasy 7, al livello di emozioni e di temi trattati in maniera molto matura e versimile, non è secondo a niente e a nessuno. Non è possibile rimanere impassibili di fronte alle vicende trattate nè è concepibile non riflettere su quello che il titolo ci suggerisce: l’amicizia. Il giocatore si troverà fra momenti nei quali vagagherà senza meta nell’enorme quarier generale che cresce assieme ai personaggi arruolati e che si evolve continuamente attraverso quattro differenti stadi, ad attimi nei quali verrà rapito dalle manovre tattiche e di valenza politica del gioco stesso. Le musiche, inoltre lo conduranno in mondi lontani, nostalgici e dimenticati dal tempo. L’eterna battaglia fra l’eroe e Jowy finirà per dividerlo fra due fazioni e rendergli impossibile comprendere ove è giusto (e moralmente corretto) e ove è errato. Probabilmente perchè nel mondo tali “valori” non esistono in maniera così assoluta.
Però esiste l’amicizia e non solo quella. Esiste anche un luogo al quale fare ritorno, assolutamente, se per caso “le nostre strade si dovessero dividere”.